Disegni di
Andrei Costantino Cuciuc
Editing
Simone La Penna
Categoria
Corto-circuiti
Grafonauta
Ombre latenti
Data di pubblicazione
28 Maggio 2023
Non mi prendete sul serio
Introduzione alla serie: GRAFONAUTA si presenta come una sperimentazione di rara inconcludenza e preziosa incertezza, un tentativo raffazzonato di costringere una produzione tanto coesa quanto incoerente in una formalizzazione arida, talvolta lasca e talvolta troppo stringente, di un’evoluzione tecnica e temporale in fondo insussistente, donandoci come risultato solo il dubbio di aver visto sempre la cosa sbagliata. Attraverso nove categorie criptiche, ritrose e dai sottotitoli che (si) respingono sempre più nel proprio stesso inconscio, si dipana una temporalità artistica sbilenca e smaccatamente incongrua, in cui un percorso tematico-cronologico di stampo museale perde progressivamente il proprio senso, sempre più scandagliando le proprie indecisioni, fratture e mancanze. La messa in scena ottenuta, paradossale e inquietante, è quella di produzioni estemporanee che, pur già consapevoli della propria natura materica, non si sottraggono mai soprattutto alla riflessione su sé stesse, non si accontentano mai di farsi indagare senza, frattanto, indagare le reazioni dei loro osservatori: per ricordarci sempre di guardare anche nello spazio che non è stato ripreso, nel vuoto digitale che poteva ospitare ancora una pagina di grafie, per invitarci a navigare questa assenza. Scrutare gli interstizi, ponderare gli equilibri tra pienezze aggrovigliate e sideralità tra segni isolazionisti (o tra umanità isolate), abbandonarsi al gioco delle assenze di assenze che non sono mai propriamente delle presenze: è questa la proposta di GRAFONAUTA, un invito a navigare le grafie che non ci sono ancora.
Non mi prendere sul serio.
margini
(fatti mancati)
sottigliezze
(compulsioni)
tracciati
(scacciapensieri)
risvolti
(totem)
mostri
(riflessi)
organismi
(cadaveri sensuali)
coincidenze
(paesaggi sconsci)
chroma key
(alienazioni)
sincronie
(di · stanze)
Se la prima parte di GRAFONAUTA si apriva in medias res, questa seconda serie riprende altrettanto bruscamente le fila dei discorsi che nella precedente si erano già cominciati a ingrovigliare, più che intrecciare: Non mi prendete sul serio ribadisce, nel titolo come nell’opera effettiva, tutta l’ambivalenza di questi disegni (che vanno già traghettandosi, silenziosamente, verso la pittura). Incapaci di definire se sia un invito alla leggerezza di fruizione o un imperativo all’analisi ulteriore, e non aiutati (anzi quasi ostruiti) dalla barriera segnica rappresentata dai kanji in quella stessa categoria dove ci aspetteremmo, invece, un soccorso testuale, non ci rimane che l’immersione nello sfasamento rappresentato da queste opere.
Sfasamento innanzitutto tassonomico: esclusa la “coincidenza” e forse il “mostro” qui presenti, gli altri disegni presentati offrono sempre una lateralità costitutiva, una fuga disordinata dalle griglie categoriali in cui sono stati costretti. Nati, come spesso accade nel lavoro dell’autore, nella e dalla casualità, manifestano una sofferenza per la causalità razionale e semiotica, per la compartimentizzazione, proponendo (e propendendo) piuttosto per l’intreccio invisibile, potremmo dire quasi inconscio. Ci troviamo così di fronte a “margini” che, già ambigui nella loro astratta e potenziale organicità, guardano da lontano alla totalità di cui in fondo sono parte, rivolti verso l’interezza fisica che li ospita; a un “organismo” che, specularmente, sembra pronto a separarsi dalla pagina su cui è tracciato per marginalizzarsi, ma è al contempo costretto in una gabbia segnica a cui è sufficiente una linea verticale per imprigionarlo; a una “sottigliezza” che raccoglie gli stimoli della suddetta sbarra per moltiplicarsi, per mantenere un fragile equilibrio tra leggerezza e solidità, tra armonia e assenza; a un “tracciato” che di questa armonia è invece fervido oppositore, e che provoca la correttezza del suo sottotitolo, ponendosi non come uno scacciapensieri ma come un affastellarsi di senso e segni, forse lo stesso in cui è immerso il “risvolto” di cui, a sua volta, quel suggerimento di cuore policromo rappresenta probabilmente il giusto complemento interiore.
Ma è uno sfasamento anche corale, quello che emerge tra i fili silenziosi e i suggerimenti fugaci che si passano di nascosto le opere di questa raccolta: un contrattare continuo tra una pienezza affascinante per quanto gravosa e una ariosità grafica che sfocia già nella pura astrazione (come nel “chroma key” apparentemente sospeso nel vuoto), tra una gravosità quasi esistenziale (si pensi alla sostanziale incomunicabilità dei kanji, all’interiorità irraggiungibile di quel volto di volti) e una spensieratezza accennata ma trasversale (il ragno trifocale ci sorride forse non con malizia, ma con l’auspicio che seguiamo il suggerimento del titolo, non prendere troppo sul serio tutto questo). Un contrattare, soprattutto, che diventa ri-contrattare, se poniamo questa raccolta in relazione all’interezza di GRAFONAUTA. Perché le certezze programmatiche e la veridicità delle promesse curatelari non possono che uscire sconfitte, volutamente sconfitte, dal rincorrersi furioso e feroce di questi segni, dal loro ammucchiarsi e accavallarsi, dal loro cedere di senso per acquistarne da qualcun altro. Non mi prendete sul serio regala un continuum visivo in continua riformulazione, fondamentale testimonianza della capacità di questi disegni di vivere ancora, per quanto lontani dalle proprie pagine.