Canzoni di
Hadi Sharaf
Testi di
Hadi Sharaf
Disegni di
Andrei Costantino Cuciuc
Editing di
Simone La Penna
Categoria
Passaggi viscerali
Data di pubblicazione
1 Maggio 2024
Il cuore si mangia
La guerra è sempre la stessa, si ripete. Come sempre, non è semplice capire chi sia il cattivo o il buono, chi sia il boia e chi la vittima.
Due anni fa due creature avevano deciso di legarsi insieme, senza paura di morire, senza confini, senza guardare alle possibilità di fallire. E possiamo sapere quale ne sarebbe il motivo: “la lussuria”. Ma loro volevano provare a fondersi completamente, sperando di diventare un’unica entità, allontanandosi dalla regola che dice:
“Si deve dare, se si vuole prendere.”
Volevano creare una regola nuova, che dicesse:
“Prendiamo l’uno dall’altra, e ci diamo a vicenda, senza perdere nulla.”
Per un po’ di tempo sono diventati un’anima unica, ma nessuno di loro si aspettava l’attimo del distacco, finchè non è arrivato…
Gli occhi gelidi, le mani ruvide, i sorrisi gialli. Le facce esprimevano un qualche tipo di paura, paura delle morte senza l’altro. Non avevano paura prima, fino al momento in cui è scoppiata la guerra, il momento del distacco, ma sapevano che quella guerra sarebbe successa senza dubbio. Strano che non si aspettassero quel momento e nello stesso tempo capissero che la guerra ci sarebbe stata per forza. L’essere umano non ha la forza di prendere la decisione giusta se gli fa male, preferisce prendere la decisione sbagliata se si diverte.
Queste canzoni parlano di una relazione che è accaduta tra delle persone sbagliate, in un tempo sbagliato, e nel luogo peggiore, in un paese senza pace, con una guerra che continua da 14 anni, senza misericordia…
Se su Limen Pastiche l’obiettivo principe è di dare spazio e voce a chi spazio e voce non ha, a chi è rotto e crea cose rotte, a chi le cose prova a ricomporle e le parole prova a riformularle da principio, si capisce allora l’essenziale necessità di continuare a proporre le musiche di Hadi Sharaf, già protagoniste (più che partecipi) del nostro evento di dicembre nel Sangiolab di San Giovanni. Ci si palesa un rap feroce, forsennato, incalzante e determinato: un rap doloroso, come doloroso è il testo che accompagna queste ultime due canzoni, e che fa emergere l’amara consapevolezza dell’incedere ineluttabile della fine, di una fuga inevitabile, di un’umanità implacabile. Il cuore si mangia racconta, nella sua estrema coesione, un rapporto personale fatto di cessioni, sacrificio e viscere.
La musica di Sharaf si riappropria di un’esperienza su cui incombe uno sguardo impietoso, “senza misericordia…”, che non si adagia sul passato ma al contempo lotta per la sua rappresentazione, varcando e distruggendo ogni soglia linguistica al suo passaggio. Nell’incontro tra rap in arabo, testi in italiano e arte astrattista si sustanzia il bisogno comunicativo più essenziale, più umanamente tale che si possa immaginare: non un semplice e conchiuso esorcismo, ma una olistica, esplosivamente plurilinguistica necessità espressiva che ci raggiunge e ci brucia. Che ci mangia il cuore.
Grazie, Hadi.