Questo glossario, oltre a essere minimo, è anche sostanzialmente inutile. Il suo scopo precipuo non è quello di chiarire ed esplicitare il nostro gergo concettualmente spastico, è piuttosto quello di oscurarne anche quei pochi elementi che potrebbero essere emersi, nostro malgrado, con più precisione. Non vogliamo sciogliere i fili già indistricabili, né tagliarli per disperazione, quanto aggiungerne alla confusione. Ancora una volta scommettiamo sull’intelligenza di chi approda su Limen Pastiche, non timorosə di poter essere fraintesə, bensì fiduciosə che in questo Glossario non si cerchi una definizione ma una problematizzazione, non un dizionario ma un’enciclopedia, non una Treccani ma un’Anglo-American Cyclopedia di Tlön.
CORTO-CIRCUITI [/‘korto/ /tʃir’kujti] n.m. 1 (letterar.) Dove finisce ciò che è breve per il gusto di essere breve, ciò che ci piace continuare a ingannare facendolo perdurare nelle sue manie, che dice troppo per quello che lo spazio gli consentirebbe, che si assume il rischio di non dire niente nemmeno in quel poco spazio concessogli, o che forse dice il giusto in una forma sbagliata. 2 (descr.) Limitatezza nel tempo e nello spazio dei circuiti interni ed esterni, che spesso può imporre la rinuncia all’estensione e a qualsiasi lungaggine a favore d’un infantile minimalismo e sintesi. 3 Apparente angolo al riparo dalle produzioni confusionarie e chilometriche, in cui un prodotto volutamente breve sbeffeggia la semplicità e la linearità e crede ancora ingenuamente nella grandezza proprio per la sua minuzia. 4 (metaf.) Brevità non polite, circuiti fusi che si credono una fusione termonucleare.
NARRAZIONI ROTTE [/narrat′tsjoni/ /′rotte/] s.f., agg. 1 (descr.) Storie con qualcosa di spezzato, nella struttura, nel linguaggio, unite a momenti di apertura a qualcosa che vada oltre il semplice atto di raccontare. 2 (lett.) Opere frammentate, sospese, che rompono il tempo della storia e si pongono in contrasto con le narrazioni tradizionali. 3 Narrazioni affette da costante amnesia, che si gloriano della propria incongruenza, della propria incapacità decisionale, a partire dalla specifica della disfunzionalità che le connota. 4 (fil.) Quelle narrazioni che, laddove ci si vuole dimenticare del senso e liberarsi dal tormento del significato, in nome di una rottura della linearità narrativa, possano risultare atipiche, non-finite, enigmatiche, monche. 5 (met.) Rotte, interrotte o corrotte, narrazioni che non decidono ma lasciano decidere, che non hanno un medium se non quello che gli viene imposto dopo essere state osservate, che non rifuggono la propria fragilità ma la brandiscono per l’arma smussata eppure crudele che è.
OMBRE LATENTI [/‘ombre/ /la’tεnti/] n.f., agg. 1 (lett.) Macchie su una pellicola non sviluppata. 2 Predilezione per l’ombra dell’immagine all’immagine stessa, amore per la proiezione in quanto incorporea manifestazione del fisico piuttosto che per l’oggetto proiettato in quanto segno solitario di se stesso, adorazione dell’emanazione più fugace e incomprensibile invece della sua origine troppo facilmente indagabile, attenzione per quello che sappiamo si estinguerà rapidamente forse proprio per colpa nostra che lo abbiamo voluto eternare. 3 Interferenze dello sguardo, disturbi elettrici del testo. 4 (descr.) Tutto ciò che non è parola, tutto ciò che si fruisce in maniera a‑tattile. 5 (letterar.) Che giunge aberrato, distorto ma che, nella potenza dell’immagine, si manifesta come fenomeno integro, deciso a colpire nelle profondità.
PASSAGGI VISCERALI [pas′saddʒi/ /viʃʃe’rali] n.m., agg. 1 (letterar.) Sulla faglia dell’Io non ci rimangono che le nostre viscere, e la nostra unica libertà diventa scegliere cosa farne, come sfruttarle per addobbare le macerie che ci trasciniamo dietro, come meglio esporle nell’eterno dubbio se le stiamo esaltando o se stiamo facendo finta che non esistano. 2 (descr.) Vedute di ciò che sta dentro, nascosto, tra mucchi di carne e sangue: introspezione pae-saggistica. 3 (es.) Saggi personali, scientifici, declinati in forme libere. 4 (spaz.) Esposizione auto-indotta del personale, del privato e del nudo sé, in un luogo ego-fluido. 5 (lett.) Vivisezione.
SERIE [/′sεrje/] n.f. 1 (spaz.) Un’opera che necessita di più spazio per la sua lunghezza o di più opere che si caricano di senso. 2 (descr.) Forse l’unica costante in un luogo dominato dal caos: tiepido tentativo – forse – di dare ordine alla successione apparentemente insensata di materiale quantistico, nella speranza di un porto sicuro. L’uscita sistematica di puntate nel giorno del Signore si contrappone ad una varietà di proposte che forse tradiranno la speranza del* lettor* di trovare pace intellettuale in una produzione che si incastri negli schemi classici della narrativa. 3 La sua pubblicazione può provocare i seguenti effetti collaterali: manie di grandezza, complessi di inferiorità, allucinazioni audiovisive, ossessione per le connessioni mancate/esplicite/mal intrecciate; la sua regolarità di uscita è frutto di un’illusione collettiva, se ne sconsiglia l’uso come indicazione temporale esatta: la nostra domenica potrebbe non essere la vostra domenica. 4 Risposta alla muffa culturale che prospera incontrollata sugli insipidi inserti domenicali del giornalismo nostrano. 5 A + B + C + D…
SERIE ASINCRONA: [/′sεrje/ /a′sinkrona/] n.f., agg. 1 (descr.) La prima dimostrazione della nostra natura contraddittoria: ciò che sembra poter essere categorizzato una volta per tutte viene invece continuamente rimescolato e confuso: ciò che nasce come prodotto a sé stante può sfoggiare una nuova vita come parte di un progetto seriale. 2 (letterar.) Dimostrazione che l’appuntamento seriale domenicale è il risultato di un effetto Mandela fuori controllo, che tutte le pubblicazioni sono collegate tra di loro da tracce nascoste, che suddette tracce possono essere esposte a nostro insindacabile e opaco giudizio, che il suddetto giudizio è condotto ridendo sadicamente degli intrecci che si ammassano gli uni sugli altri, che suddetta risata sadica è lo scherno maligno nei confronti delle opere che credono di sfuggire alla loro insita indecidibilità quantistica assurgendo a serie asincrona. 3 (lett.) Serie che nasce nel tempo. 4 A / C / E…
TORRE D’AVORIO [/‘torre/ /d’a’vorjo/] n.f., compl. spec., n.m. 1 (descr.) Saggistica pro/proto/anti/contro/neo accademica. 2 (fil.) L’assalto donchisciottesco di un manipolo intellettuale allo sbando, ignaro di combattere contro uno specchio e non contro un mulino a vento, o forse contro un mulino dalle infide pareti a specchio; sussurro proveniente da dentro le mura che tenta disperatamente e tragicamente di farle crollare dall’interno. La consapevolezza che né l’uno né l’altro saranno sufficienti, e la speranza che anche da soli potranno incrinare qualche pietra. 3 (spaz.) Razzia del sapere accademico, come un Prometeo che si sacrifica per il sapere divino. 4 (lett.) Accademicità ribaltata che mira all’obiettivo di un umile corpo nuovo.