Eerie nostalgia

Gli sbuf­fi di un tre­no in lon­ta­nan­za e il tic­chet­tio di un oro­lo­gio scan­di­sco­no il pro­ce­de­re di una me­lo­dia che cul­la e in­quie­ta al­lo stes­so tem­po. Ee­rie no­stal­gia è la tra­spo­si­zio­ne so­no­ra di una ram­me­mo­ra­zio­ne, l’immagine udi­ti­va di una sta­zio­ne lon­ta­na, di una not­te di at­te­sa. L’autrice ci por­ta nell’intimità del suo ri­cor­do, met­te a di­spo­si­zio­ne la sua espe­rien­za riem­pien­do il vuo­to in­tor­no a lei con suo­ni che sug­ge­ri­sco­no un am­bien­te sgra­na­to, opa­co e di­stur­ban­te, riem­pien­do com­ple­ta­men­te lo spa­zio cir­co­stan­te, per­met­te un’immersione in quel­la not­te, in quel­la quie­te che di­vie­ne di un col­po, con un cam­bio di pas­so nel bra­no, vor­ti­ce che per un mo­men­to tra­sci­na al­tro­ve, in uno spa­zio in cui l’oscurità e la so­li­tu­di­ne sem­bra­no spa­ri­re.
La de­li­ca­tez­za dei pri­mi se­con­di, una me­lo­dia leg­gia­dra si fon­de con la mec­ca­ni­ci­tà dell’orologio che ri­por­ta al qui ed ora, al­la sta­si dell’attesa e poi di nuo­vo l’irruzione del bas­so che am­pli­fi­ca le emo­zio­ni nar­ra­te e al cam­bio di rot­ta fi­na­le, do­ve i suo­ni si fan­no più ovat­ta­ti sa­pen­do ren­de­re con ni­ti­dez­za quel mo­men­to, i mi­nu­ti in quel­la sta­zio­ne di Gyeon­g­ju.

Mae­h­wa rea­liz­za quest’opera a par­ti­re dal pro­prio viag­gio in Sud Co­rea, col­la­bo­ran­do a quat­tro ma­ni con Med­Ness, pro­dut­to­re al­ge­ri­no, e in­sie­me uni­sco­no suo­ni  che crea­no un’aura in­tro­spet­ti­va e al con­tem­po im­mer­si­va, espres­sio­ne di un’irrequietezza do­ci­le, ca­pa­ce di trac­cia­re i bor­di di un pae­sag­gio so­no­ro de­fi­ni­to.