Poesie di
Angelo Passiatore
Editing di
Alice Migliavacca
Categoria
Corto-circuiti
Passaggi viscerali
Data di pubblicazione
8 Novembre 2023
Fino all’universale
Scriveva — parafrasato — Tolstoj nel suo incipit più celebre, che solo nella gioia è possibile riconoscersi e comprendersi, mentre il dolore rimane privato e differente per ognunə. Il trittico di poesie qui presentato mira invece a sostenere la tesi, se non opposta, almeno parzialmente complementare, ovvero quella per cui la solitudine può essere un comun denominatore, che nella solitudine e nella disperazione è possibile capirsi in maniera profonda, viscerale, impossibile altrimenti.
L’autore di Fino all’universale abbraccia questa filosofia come elemento portante e collante dell’opera proposta, accompagnandoci e mostrandoci questo stato d’essere attraverso gli oggetti e lo spazio, passando — in antitesi con quanto suggerito dal titolo — da un luogo più ampio ad un’angusta ossessività che si concentra sulla singola caratteristica di un oggetto. La casa non più come porto sicuro per un figliol prodigo profano, il perimetro di un comodino su cui si accatasta l’orologio delle giornate, lo sgrassatore incapace di essere tale, incapace di pulire se stesso.
L’elemento spaziale non è solamente fil rouge che lega le tre poesie tra loro, ma è al contempo elemento che accomuna la nascita delle stesse, venute alla luce in maniera repentina, nel giro di qualche mese, e tutte nello stesso luogo, nell’abitazione di Angelo — non casa sua. Ed è proprio per stressare il caos dello spazio che i versi delle poesie rifuggono ad uno schema fisso, manipolate e vessate da segni grafici che rendono complicata la fruizione, volendo perciò un’attenzione totale agli sbrodolii e agli inciampi studiati dei testi, avvicinamenti allontanamenti ribaltamenti.
Il luogo della solitudine di Angelo è cassa di risonanza per le solitudini altrui, sentimento assoluto che non va imputato all’assenza umana ma considera la presenza inanimata come possibile via di fuga dalla frustrazione, compagnia ugualmente vana, materialità vuota e tragicamente palpabile di un luogo pienovuotovuotopieno.