Sarebbe facile raccogliere i cortometraggi qui presentati nel segno di una parola spesso abusata come “sperimentale”, che insieme alla sua splendida ampiezza di significato porta con sé anche un’ambiguità potenzialmente stringente. Sperimentale sarebbe infatti un’inclinazione della forma e magari anche dello spirito di un’opera e di un autore, o un vero e proprio genere cinematografico, con le sue leggi e le sue strutture? Questo territorio filmico è particolarmente difficile da delineare perché da sempre raccoglie le spinte più irrazionali e spiritualiste del cinema così come le sue ambizioni più severe e scientifiche. Che l’identità dello sperimentale stia proprio in questo? In un certo empirismo delirante? In ogni caso, si tratta di un’etichetta dal peso significativo, oltre che ambiguo, e non sono stati in pochi nella storia del cinema a rifiutarla. Piero Bargellini, spesso considerato tra i massimi esponenti dell’underground italiano, scrisse della sua opera: “la parola sperimentale è troppo impegnativa, io dico cinema di ricerca.”
Quel che lega davvero questi lavori non è da ricercare tanto in un’attitudine formale o contenutistica, quanto in una condizione primigenia che è alla base di ogni possibile sviluppo di forma e contenuto: un’inusitata libertà produttiva. Realizzati senza alcun finanziamento esterno e in molti casi portati a termine senza alcun tipo di spesa in termini economici, i cortometraggi che seguono si inscrivono perfettamente in una amatorialità giovanile che non conosce vincoli o imposizioni. Questi amatori non si vergognano della loro condizione, ma anzi la glorificano con il proprio lavoro no-budget, affermando le infinite possibilità del cinema nonché un’urgenza espressiva che trascende qualsiasi guadagno. E in questa urgenza si ritrova già quella di un amore incondizionato. Stan Brakhage scriveva nel 1967 – in un testo fondamentale, intitolato In difesa del cine-“amatore” – che “l’amatore impara e si sviluppa di continuo attraverso il suo lavoro durante tutta la vita, con una “goffaggine” ricca di scoperte continue che è bella da vedere […] come lo è guardare giovani amanti nella “goffaggine” della loro mancanza di conoscenza e nella gioia della loro continua scoperta reciproca.” E dunque, se mai si è amato, si riuscirà ad apprezzare questi giovani amanti senza gelosia.