Dipinti di
Denise Montresor
Editing di
Jacopo Abballe
Categoria
Ombre latenti
Data di pubblicazione
25 Aprile 2023
Microrganismi
Un tratto comune tra il lavoro di questa giovane artista e quello dei grandi sperimentatori della scena contemporanea è un fondamentale bisogno di verifica tecnica e di studio d’osservazione sugli elementi costitutivi della propria arte. La pittura si distingue quindi come il territorio in cui agiscono punti, linee, colori. Si scopre così che in seno a ognuno di questi elementi si possono ritrovare tutti gli altri – come in questo caso per il colore, che si disperde sulla carta in macchie imprevedibili, tracciando linee, collegando punti. Si mette in luce, insomma, il valore autonomo delle cose essenziali. Le stesse materie prime vanno rintracciate nella loro origine primitiva. Microrganismi, di fatti, raccoglie una serie di dipinti realizzati tra il 2017 e il 2018 attraverso l’impiego di inchiostri naturali (cartamo, barbabietola da zucchero, bacche di sambuco, petali di tulipano, petali di rosa), che talvolta convivono nello stesso foglio, ma mai più di due per volta. L’inchiostro non è steso sulla pagina, ma si stende, seguendo più le derive del caso che non la volontà dell’artista; e nel suo espandersi immagina e disegna quelli che risaltano ai nostri occhi come i corpi di esseri al microscopio. La curiosità empirica dietro questo lavoro mette in evidenza la connotazione scientifica di certa sperimentazione artistica: non si tratta unicamente di verificare l’indipendenza (e la bellezza) delle cose più infime, ma anche di seguire e studiare il loro percorso vitale. Il colore, oltre a lasciare il segno dei suoi moti di espansione e assorbimento sulla e nella carta, testimonia la caducità della propria brillantezza. L’origine naturale di questi inchiostri – che non presentano in sé leganti o antiossidanti – condanna infatti queste particolari sfumature cromatiche a un lento processo di decadimento. Così che, giorno dopo giorno, questi microrganismi ci sembreranno sempre meno vivi. Ecco allora scoperto il vero oggetto di studio dell’artista: il tempo.