Dipinti di
Sasha Toli
Editing di
Jacopo Abballe
Categoria
Ombre latenti
Data di pubblicazione
24 Maggio 2023
Paradisi psichedelici
Rinascimento psichedelico
2021. Olio, oilbar e marker su tela. 100x70 cm.
Essere un-ano
2021. Olio, oilbar, marker, spray e funghi su tela. 70x100 cm.
Palude Ectoplasmica
2021. Marker e acrilico su tela. 40x40 cm.
L’apparizione di Regolo
2021. Olio, marker, das e plastilina su tela. 100x70 cm.
“Le droghe ci annoiano col loro paradiso. Ci diano, piuttosto, un po’ di conoscenza. Noi non siamo un secolo da paradisi.” Si apriva con questa dichiarazione il libro di Henri Michaux, Conoscenza degli abissi, pubblicato in Francia nel 1961 presso l’editore Gallimard. Michaux ricercava in droghe come la psilocibina, la cannabis e soprattutto la mescalina degli strumenti alternativi di indagine sul mondo. Lo faceva con scrupolo empirico, scientifico, ma restituendo le sue esperienze su carta con la visionarietà di un poeta. L’atto della conoscenza è per Michaux un’esperienza interiore, un’indagine sul sé che può registrare la complessità di tutte le cose. Non è un caso che molti altri autori e pensatori a lui contemporanei si siano interessati con forza alle neuroscienze – Gilles Deleuze, nel suo Abecedario, dichiara che “se capissimo come funzionano le sinapsi ho l’impressione che capiremmo tutto.”
Questi Paradisi psichedelici si aggiungono necessariamente a una tradizione di studi e ricerche sulle sostanze psicotrope che ha visto il suo apice tra gli anni Sessanta e Settanta. In quegli anni le droghe sono vissute con incredibile entusiasmo da artisti, filosofi, musicisti, mistici e mutano presto in punti centrali della controcultura occidentale. Il tentativo di questo giovane pittore umbro sembra quello di recuperare il movimento rivoluzionario indotto da certe sostanze lisergiche e quindi di esorcizzare il moralismo e la diffidenza che hanno ormai contaminato l’argomento. Difficile dire se nei suoi dipinti resista il tentativo di una reale conoscenza, come la intendeva Michaux, se non magari nel senso di una ricerca sui materiali – in un connubio tra colori di natura vegetale e altri di origine artificiale. Piuttosto, in queste opere, emerge un’operazione di recupero estetico che ha i suoi riferimenti nel miniaturismo della scuola fiamminga, nel parossismo di Bosch, nella metafisica di Savinio e nei cromatismi della transavanguardia italiana. Senza però mai scadere in una pittura reazionaria e derivativa, ma legando queste influenze dichiarate a una sensibilità tutta contemporanea. In questi scenari allucinati, la ricostruzione di mondi antichi e mitologici si mescola con elementi della nostra quotidianità – una cassa targata JBL, la scritta di avvertenza che ritroviamo su certi specchietti retrovisori… Ma più che una confusione calcolata tra cultura alta e cultura bassa (alla maniera della transavanguardia), si ha l’impressione che questi elementi anacronistici si insinuino in un flusso di movimenti assurdi, proprio come schegge di realtà nel corso di un trip fuori controllo. L’artista, al contrario di Michaux, sembra non sdegnare i propri paradisi lisergici, che si fanno luoghi di libertà assoluta, tra infinite combinazioni corporee e cromatiche. E in aperto dissidio con un mondo, quello al di fuori della tela, che si è fatto castrante, grigio e senza sesso.