Video di
Andrea Ferraiuolo
Editing di
Odissea Di Bernardo
Categoria
Corto-circuiti
Periferie
Data di pubblicazione
3 Marzo 2024
Souvenir, Midi, Souvenirs
Nelle precedenti pubblicazioni di Periferie abbiamo trovato immagini concrete, collegate a periferie fisiche. In quest’opera, invece, a dominare è l’astrattezza. La periferia qui indagata è una periferia concettuale: è la periferia di chi appartiene a più luoghi insieme, e dunque a nessuno veramente. Tramite l’utilizzo di tre schermi simultanei, l’autore tenta di evocare un movimento che si sviluppa in più spazi, rappresentando la vita di un individuo scisso in tre luoghi diversi. La rappresentazione di questi territori avviene attraverso sequenze di immagini che restituiscono un senso di indeterminatezza e fluidità, in una sovrapposizione di luci e immagini. La presenza della strada come elemento fisso e riconoscibile rende l’esperienza di un individuo mobile, privo di radici, incline a spostarsi continuamente: non si ha legame con un territorio in particolare, ogni luogo viene attraversato, e un altro paesaggio gira e passa. Il focus dell’opera è lo spostamento, non il luogo in sé, rappresentando la condizione esistenziale propria della modernità: la precarietà. La precarietà lavorativa detta i ritmi di un’esistenza soggetta a continui spostamenti, che non può mettere radici in nessun posto, perché nessun posto ha opportunità per tutti i suoi abitanti. Non si hanno più punti di riferimento, radici stabili a cui tornare, né desiderio di averle.
Questa contemporanea (in)appartenenza a tre territori differenti sancisce la perdita di un legame comunitario con il territorio: non si ha qui una collettività a cui far riferimento, ma una percezione del territorio fluida, che ricalca poi la modernità liquida in cui ci ritroviamo ad abitare; gli schermi separano i diversi luoghi, ma non ci sono particolari connotazioni spaziali che li identificano, non sono presenti riferimenti concreti che permettono di riconoscere le città riprese, la fisionomia di ogni luogo è labile, colta nella sua astrattezza. Quest’opera testimonia il senso di alienazione che pervade l’individuo contemporaneo: alienato non solo rispetto alla propria esistenza, al proprio lavoro, ma anche rispetto agli spazi in cui si trova ad abitare, nessuno spazio è definitivo, ogni luogo è vissuto come momentaneo, come una stazione di passaggio. I ritmi di vita contemporanei costringono infatti i soggetti ad attraversare diversi luoghi, senza stringere con nessuno un legame di vera appartenenza.: non c’è più una comunità a cui rivolgersi, una collettività con la quale ripensare il territorio, ma ci si sente isolati in uno spazio che perde sempre più i suoi contorni. Vivendo i luoghi con la consapevolezza di doverli prima o poi lasciare si smette di investire su questi, non si crea più quel legame comunitario che consente di prendersi cura del territorio e inventare nuove possibilità.