Fino al mattino scoordinato

Per una ri­vi­sta che fa del­la con­fu­sio­ne di con­fi­ni il suo pun­to car­di­ne, la not­te non può che es­se­re il mo­men­to pri­vi­le­gia­to per la ri­cer­ca ar­ti­sti­ca e teo­ri­ca dei suoi au­to­ri. Men­tre il buio di­vo­ra stra­de, edi­fi­ci e vol­ti, i con­tor­ni del­le co­se scom­pa­io­no e riap­pa­io­no ti­mi­da­men­te, sug­ge­ren­do al­la no­stra per­ce­zio­ne nuo­ve tra­iet­to­rie (im)possibili per lo sguar­do e per il pen­sie­ro. Fi­jo po­si­zio­na la sua mac­chi­na fo­to­gra­fi­ca lì do­ve al­tri non ose­reb­be­ro, al­la ri­cer­ca de­gli an­frat­ti più bui, spor­chi e an­ti-este­ti­ci, sen­za pre­oc­cu­par­si del­le con­se­guen­ze tec­ni­che. Quel­li che nor­mal­men­te eti­chet­te­rem­mo co­me di­fet­ti – il ru­mo­re di­gi­ta­le, le com­po­si­zio­ni sgra­zia­te, le sfo­ca­tu­re – nel suo la­vo­ro so­no pro­ta­go­ni­sti di una riap­pro­pria­zio­ne sti­li­sti­ca con­sa­pe­vo­le. Que­ste fo­to “sba­glia­te” ci in­se­gna­no in qual­che mo­do ad ac­cet­ta­re il mon­do nel­le sue stor­tu­re, non­ché ad ab­brac­cia­re lo stra­no, il di­ver­so, il per­tur­ban­te. Ci in­se­gna­no, in­som­ma, il va­lo­re sal­vi­fi­co e sov­ver­si­vo del­la brut­tez­za.