Testi di
Fedro
Illustrazioni di
Irma Spagnuolo
Editing di
Simone La Penna
Categoria
Ombre latenti
Data di pubblicazione
25 Maggio 2024
Le favole di Fedro
NdE: L’opera da cui è tratta la seguente pubblicazione è un libro cartaceo con cui l’autrice ha scelto e illustrato alcune delle favole di Fedro. Il libro ha una originale struttura apribile ad atlante, che permette una immersione profonda nella materia tanto narrativa quanto visiva del volume. La copertina in rilievo è realizzata in resina, ottenuta da un calco di un bassorilievo in argilla che riprende i motivi delle radici degli alberi, con l’intento di preannunciare il contenuto del libro. Si è scelto di riprodurre la struttura con delle foto che consentano allə visitatorə di visualizzarne le peculiarità materiali.
Torna su Limen Pastiche, dopo l’esperienza della serie monografica Grafonauta, il tentativo (forse impossibile, e per questo tanto più necessario) di trasporre enti artistici quintessenzialmente fisici e materiali in uno spazio digitale. Lungi dall’essere una semplicistica illustrazione di alcune delle favole di Fedro, l’opera di Irma Spagnuolo ci invita a calarci, mentalmente e tattilmente, in una selva irta e fantasmatica, immaginativa e conturbante, in cui tutto è fusione e traboccamento a partire dalla stessa copertina. Nella sua versione cartacea, questo piccolo libro-mondo si apre e si chiude, ci accoglie e ci intrappola (l’uscita dal bosco è, significativamente, più oscura del suo ingresso: gli ammonimenti favolistici si fanno, all’improvviso, tetri e guardinghi nella loro fulmineità). Nella sua versione digitale, cogliamo nettamente la tricromia ferocemente essenziale, cruda quanto le favole a cui si ispira, attorno a cui ruota tutto il lavoro.
I disegni di Spagnuolo risultano tanto più significativi quanto più interrogano e incrinano le morali fedriane, palesando un mondo articolato e imperniato attorno all’ibridazione dei corpi, alla proliferazione del contrasto tra dettaglio animale e monumentalità divina, alla permeabilità di elementi che scuotono e rinnervano la poesia di un vigore oscuro e toccante, in cui l’umano si trasmuta e lascia spazio a identità indefinibili da indagare con costanza e attenzione. Accogliendo le osservazioni di Giorgio Manganelli sul Pinocchio collodiano (“nulla è umano, tutto è antropomorfo”), l’opera dell’artista ci ricorda il nostro statuto liminare e laterale, ci permette di attraversare una realtà fatta innanzitutto di contrasti, di incontri che si fanno scontri, anche e soprattutto nella nostra interiorità, di rivalutazioni e ribaltamenti. Ecco, allora, che i suoi disegni si fanno preminenti e accolgono il testo, piuttosto che lasciarsi accogliere, ridefinendolo e risignificandolo in maniera profonda.