Fotografie e testi di
Mariangela Addolorata Petrera
Editing di
Andrea Ferraiuolo
Categoria
Ombre latenti
Data di pubblicazione
6 Settembre 2023
La carne triste non la vuole né il diavolo né Cristo
1. Insegna del biscottificio Di Gesù, Altamura (BA).
2. Madonna Popolare. Madonnina eretta in un quartiere popolare a Palagianello (TA).
3. I gioielli religiosi entrano a far parte della vita di una persona nata in Puglia dal battesimo. I rosari in oro sono regali costosi che i parenti fanno al nascituro come segno di una vita nella fede. Si tratti di corone rosario, bracciali a rosario, anelli da preghiera o gioielli chiama angeli, esprimono però un significato più profondo, una spiritualità consapevole e una devozione autentica in chi sceglie di indossarli.
Oggi, il significato di questi gioielli è profondamente cambiato. Le croci sono un simbolo d’alta moda o semplicemente, della bigiotteria insignificante per ragazzi e ragazze.
4. Cappella del santuario rupestre a cielo aperto della Madonna del Carmine. Il santuario sorge in una piccola gravina del territorio di Mottola (TA) ed è noto nel dialetto locale come “Madonn Abbasc” (vedi 15).
5. Le mani di mia nonna Angelina. Il momento del pranzo domenicale che segna il passaggio prima del dolce. Tutt’oggi mia nonna mi sbuccia le noccelle come per un tacito accordo che abbiamo fatto quando ero bambina. Un segno d’amore.
6–7‑8. Santuario dedicato alla Madonna di Fatima sul Mar Piccolo, secondo seno, Taranto. Spazio per la preghiera e la meditazione, nel silenzio del mare, costruito pietra su pietra da Ciro Quaranta. Luogo ameno che storia e leggende hanno intriso di spiritualità: qui, mise piede San Pietro; qui, i monaci dimorarono a lungo nel convento dei Battendieri, dedicandosi alla preghiera e alla lavorazione della lana nelle acque del fiume Cervaro. E qui, in un percorso ideale lungo duemila anni, Ciro Quaranta ha eretto il “suo” tempio. Su una banchina di scogli, fra le barche dei cozzaroli screpolate dal sole, dal 2009 si è dedicato ogni santo giorno alla sua missione, fino al suo decesso nel 2020.
9. Vincent City, città artistica anarchica tra le vigne del Salento, a Guagnano (LE). Il sogno realizzato di Vincent Brunetti di creare un’isola felice, dove esprimere il suo estro, ma soprattutto vivere libero, lontano da norme e convenzioni sociali. La casa-museo è un cantiere a cielo aperto, in continua espansione. Fatta di oggetti riciclati, tra cui pietre, mattonelle, fiori, mosaici e ogni sorta di materiale, è un po’ geniale e un po’ kitsch. Ci sono statue giganti nel giardino, Madonne, angeli, Santi e statue della Libertà. Qui, oltre a viverci l’artista, abitano la città opere in cui il sacro e il profano s’incontrano e convivono. Espressione di un animo cattolico poco convenzionale (vedi 12).
10. Piccolo santuario sul lungomare di Polignano a Mare (BA).
11. Gravina in Puglia (BA). È credenza, la Domenica delle Palme in Puglia, che donare a qualcuno con cui si è litigato una palma benedetta significhi riconciliazione. In passato, era usanza portare una palma a casa della promessa sposa insieme all’anello di fidanzamento. Ancora più antica, l’usanza per le ragazze non ancora sposate, di bruciare una foglia di ulivo benedetto chiedendo alla brace se entro l’anno troverà marito. Di conseguenza, se la foglia brucia, la risposta è negativa, se scoppietta è affermativa.
12. Vincent City, Guagnano (LE).
13. Santa Cristina scovata in un Autogrill a Lecce.
14. In Puglia, appendere dei quadretti religiosi in casa equivale a rendere la propria abitazione una “chiesa domestica”.
15. Cappella del santuario rupestre a cielo aperto della Madonna del Carmine. Nella cripta, vi è una tavoletta votiva che rappresenta un giovane nobile “passionato malamente” con i pantaloni aperti sul davanti e la madre in fervente preghiera.
Il biscottificio Di Gesù, coperto dai teli per la ristrutturazione, o anche il crocifisso al collo, cadente fra i seni nudi di una ragazza, rappresentano segni di una immobilità religiosa, di uno spirito che s’è adattato e staticizzato alla mercificazione del simbolismo arcaico, al suo consumo (multi)mediale e che è finito per sfociare in un deserto della fede. “Il deserto è un’estensione naturale del silenzio interiore del corpo”, scrive Baudrillard, e in questo silenzio, che sta assalendo tutta l’Italia, oramai persino certe periferie del sud, risiedono i simboli religiosi. La carne triste non la vuole né il Diavolo né Cristo lavora sulle periferie pugliesi, ospite di numerosi “deserti”; nondimeno, nonostante i deserti urbani, nel sud è ancora vivo uno spirito cattolico ben più radicato – perlopiù si tratta della generazione precedente al “boom” – rispetto al nord, dove il deserto è “un’estensione naturale del silenzio” dello spirito religioso. Ciò che dunque può attirare il nostro interesse è notare come questi segni ancestrali stiano perdendo la loro efficacia, il loro senso persino nel Meridione. Una sorta di détournement voluto dalla società dei consumi e dalle nuove generazioni, sempre meno intrigate dal culto religioso, dal fascino (in)discreto che una volta attecchiva bellamente – e sin dalla nascita non-voluta. Rimane il fascino di un deserto dalle poche oasi, dove ogni segno rimasto in piedi accusa il passaggio perpetuo del tempo; ed è il caso di quei piccoli sacelli disposti sulle strade o degli splendidi santuari sul lungo mare, oasi per pellegrinare – talvolta è possibile vedere delle sedie lasciate lì per il giorno dopo – simbolo non solo puramente e castamente religioso, ma anche simbolo di un altro modello di vita, oggi desertificato. E poi, i segni ancora vivi all’interno delle abitazioni d’altri tempi, madonne e crocifissi avvinghiati alle mani rugose della nonna, appese sui muri come a favorirne la rimembranza nella senilità, segni che si contrappongono a quelli estetizzati, pop-fatti della barocca e profana Vincent City, di Vincent Brunetti. Alla fine, La carne triste può essere intesa come la testimonianza laica d’una specifica periferia nella fase della desertificazione del suo spirito religioso; ogni segno è vivo e morto, è simulacro di se stesso. Può essere perciò, questo progetto, testimonianza del dirottamento dei vecchi principi morali verso qualcosa di diverso, di certo più lontano da quella morale della speranza, della devozione, dell’ordine strutturalmente patriarcale, e più vicino a una morale del nichilismo, sedotta dal consumo delle merci e al contempo affascinata dalla libertà del fluid.